28 Gen

La passione di un’estate

cover-myotos1bMeet you on the other side ha avuto una lunga gestazione, a partire dal lontano 2011. Eli è l’eroina di passaggio dopo che Redlie aveva occupato la mia mente e i miei scritti per molto tempo. Non a caso Deep, il protagonista di Meet you on the other side ha lunghi capelli rossi, quasi fosse un contrapposto maschile di Redlie.

Scartabellando ho trovato questo articolo-confessione, uscito su Tutto Qui & dintorni, credo sul primo numero.

La passione di un’estate

Credo che il mio amore per il surf risalga al giorno in cui vidi Point Break per la prima volta. Me lo ricordo troppo bene, stipate nella Peugeot 205, le mie amiche e io arrivammo al cinema all’ultimo minuto e trovammo posto solo in prima fila. Due ore di film con le onde del mare che sembravano sommergerci a ogni scena, non c’era il dolby surround e la qualità dell’immagine era così così, ma forse a vent’anni non serve tanta tecnologia per scatenare la fantasia.

Poi le cose si sedimentano in qualche angolo del cervello… o del cuore, non so. Sono anti-sportiva per eccellenza, ho 39 anni e nella vita faccio tutt’altro. Non amo la spiaggia in estate, il sole mi infastidisce, poi finisce che mi scotto: sono davvero una frana in queste cose. Tanto tempo fa sapevo “stare galla”, adesso non so, potrei provare, ma se poi vado a fondo?

Allora il surf che c’entra?

Non lo so… posso solo dire come ho passato la mia estate. Parto da un’idea scema: stanca di angeli e vampiri, decido di scrivere un surf fantasy, nuovo sottogenere inventato da me, mi fa quasi sorridere, ma mi diverte. Perché non tentare? Di surf non so nulla, a parte qualche ricordo di quel film, troppo remoto per darmi gli strumenti per affrontare l’impresa. Se voglio scrivere un fantasy, forse dovrei interessarmi dell’aspetto epico, della sfida alla paura, del brivido. Eppure mi piace pensare che troverò altro, vorrei concentrarmi sull’emozione profonda, sul viaggio interiore, sul movente del surfista. Io voglio sapere cosa si prova, non come si fa. Comincio dai Pearl Jam, rispolverando qualche canzone ancora su musicassetta. È un po’ che non li ascolto, ma la voce calda di Eddie Vedder, negli anni ’90 mi piaceva molto. I testi non li ricordo, so che alcuni parlano di mare e della passione per il surf. Mi faccio una chiavetta con tutti gli mp3 che riesco a scaricare e l’ascolto in auto, due ore al giorno, andata e ritorno da Modena, a ripetizione. Faccio sempre così quando ascolto musica, sono una pazza, lo so. Ascolto più volte i pezzi che preferisco: Oceans, Amongst the waves, Just Breathe, Can’t keep, Black, Unthought known, Indifference, Hard to imagine. Inizio ad orecchiarne le parole, scarico i testi. La cosa comincia a prendermi. Mi ricordo di avere letto qualcosa su internet riguardo a Tim Winton mentre cercavo scrittori australiani da proporre al gruppo di lettura. Tim Winton parla di mare e di surf. Torno a fare ricerche su internet: su Google digito “libri sul surf”. Trovo molti siti interessanti, blog che parlano di questo sport così particolare e affascinante, articoli e addirittura veri e propri glossari che ne spiegano il gergo e la tecnica … e autori. Scelgo cinque libri: L’onda perfetta, di Sergio Bambarén, Surf City di Kem Nunn, Respiro di Tim Winton, Pazzo per la tempesta di Norman Ollestad e La pattuglia dell’alba di Don Winslow. Li faccio recapitare da Amazon direttamente in ufficio. Brutta idea. Quando arrivano passo tutta la giornata combattendo contro il desiderio di mandare al diavolo il lavoro e cominciare subito il primo. Inizio la sera stessa, del resto, e leggo i primi quattro libri tutto d’un fiato. Addirittura Pazzo per la tempesta, lo finisco in un sabato notte. Ormai sono dentro, sono una pazza, lo so. Cerco anche i dvd. Al Mediaword compro Un mercoledì da leoni di John Milius. Point Break di Kathryn Bigelow, invece, ormai è introvabile perché sta uscendo in blue ray. Ma stresso così tanto un mio collega che alla fine me lo registra da Sky. Poi trovo un paio di siti internet specializzati: indicano le spiagge migliori, la direzione delle onde, il meteo in tempo reale. Scopro che esiste anche il surf artico, scarico foto di surfisti con la muta integrale e la tavola, che si aggirano in mezzo ai ghiacci come fantasmi…

Intanto progetto di scrivere. Per prima cosa scelgo l’ambientazione. Decido di non espatriare troppo: sto leggendo di Australia e di Stati Uniti, ma non ci sono mai stata, voglio scrivere di qualcosa che è più vicino a me e in qualche modo so di conoscere meglio. Ambiento la mia storia a Porto, dove sono stata l’estate scorsa, e poi a Roma, e poi sull’Argentario, a Biarritz, a Brest e chissà dove ma decido di rimanere in Europa. I siti sul surf mi accompagnano nel mio tour virtuale, mescolo quello che so a quello che sto imparando, per il resto ci metto la mia fantasia. Voglio scrivere una storia di viaggio, di fuga, di passione, di adrenalina, di mare… Delineo i personaggi. Il mio io narrante naturale è femminile: la protagonista non può che essere una ragazza. La chiamo Electra. Elettra è la ninfa amante di Zeus che ottenne l’immortalità nel ricordo in cambio del suo amore. Elektra, invece è in un verso di una vecchia canzone di Prince che parla di un re di una sua suddita che lo amava di un amore incontestabile, Elektra, appunto. Io scelgo una via di mezzo. Electra, la mia protagonista, riconosce un solo re nella sua vita, il mare, e lo ama di un amore totalizzante e disperato che forse la porterà alla morte o a qualcos’altro, chissà.  Mentre tratteggio gli altri personaggi mi rendo conto però che non c’è fantasia che superi l’idea “realista” eppure così inverosimile di poter cavalcare un’onda e quando comincio a scrivere, sulle note di Just Breathe e su quel verso Meet you on the other side che mi suggerisce il titolo a gran voce, so che non ci saranno tritoni né sirene, né mostri marini nel mio nuovo romanzo. L’estate quest’anno è finita ufficialmente venerdì 7 ottobre con un acquazzone e un tale abbassamento della temperatura da farci rabbrividire tutti quanti. In auto sto ancora ascoltando i Pearl Jam a rotazione e uno dei libri, La pattuglia dell’alba di Don Winslow, devo ancora leggerlo. Sto progettando di tornare a Lisbona per rivedere l’Oceano.

La mia Eli è in qualche mare, intanto. Indossa la muta integrale e cavalca le sue onde.

Rimane solo una domanda: ma perché una consulente informatica di quasi 40 anni con l’hobby della scrittura di genere fantasy si lascia prendere così dal surf? Io, la risposta, non ce l’ho.

Se vi capitasse una mattina di svegliarvi “pazzi per la tempesta” come è accaduto a me, queste sono le cose che ho trovato io:

Libri: L’onda perfetta di Sergio Bambarén, Surf City di Kem Nunn, Respiro di Tim Winton, Pazzo per la tempesta di Norman Ollestad.

Film: Point Break di Kathryn Bigelow, Un mercoledì da leoni di John Milius.

I Pearl Jam.

Meet you on the other side.

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