02 Ago

James McFarlane

Dopo Redlie, non esiste un mio personaggio preferito in 436 e dintorni: sono tutti a pari merito.

Però la mia migliore amica Barbara, dopo averlo letto ancora in bozza, circa due vite fa, mi disse: – A me piace il tipo con il soprabito! – Si riferiva alla scena dell’arrivo di James alla stazione di King’s Cross. Redlie lo descrive così:

Indossa un lungo soprabito e occhiali da sole. Tutto rigorosamente nero. Ha i capelli scuri tirati indietro con il gel, pizzo e baffi gli conferiscono un aspetto ancora più fiero. Porta con sé una ventiquattrore.

Se vi interessa come la pensava JMF quel giorno, leggete BLU.

Eccolo qui, James McFarlane, padre latitante per quasi diciotto anni, agli occhi del mondo e della figlia. Un uomo che di cazzate ne ha fatte parecchie, ha passato anche qualche annetto al fresco, ha mollato la sorella Daisy al suo destino con la fetentissima zia Muriel e abbandonato la figlia Redlie ancora in fasce con una madre a dir poco snaturata… e, beh, magari Ale, la madre di Redlie, è diventata così proprio perché James ha fatto il deficiente quando lei non aveva ancora compiuto diciotto anni.

Ma, guardando oltre la rude e antipatica apparenza, James piace tanto anche a me.

Prima di tutto per la sindrome di Ulisse di cui è affetto. Magari dovrei farmi curare, ma gli uomini sfuggenti hanno sempre esercitato un certo fascino su di me. E poi James è uno dei miei pochi personaggi adulti. Lo immagino poco più che quarantenne, indipendente, viaggiatore, sicuro di sé.  James non teme la solitudine, anzi cerca proprio l’isolamento ed è  assolutamente soddisfatto delle proprie scelte estreme di vita.

Nulla da dire, James è un uomo affascinante (Parere personale, siete liberi di contraddirmi).

Come è accaduto a tanti figli di carta e d’inchiostro di coloro che si cimentano nel genere fantastico, ho sempre immaginato una situazione famigliare allucinante per la povera Redlie, pur con una serie di varianti. Prima di cominciare a scrivere, tra i suoi molteplici possibili background, ce n’era uno in cui un papà stregone ritornava dopo anni di abbandono e la rapiva per insegnarle la magia nera.

Questa versione si avvicina molto a ciò che avviene in 436, anche se Redlie a Londra ci va consenziente e suo padre, che non si sogna nemmeno di rapirla, lo conosce solo un paio di mesi dopo.

James, in questa storia parallela si chiamava John. Ma “John e Sean”  da scrivere era bruttissimo e così ho dovuto scegliere tra le seguenti opzioni:

  1. non fare mai incontrare John (James) e Sean… impossibile! Thunder + Lightning docet
  2. Cambiare nome a Sean. Avevo in mente due alternative, in effetti: Andrew e Tyler. Ma “Andrew” mi riportava per associazione di idee a Candy Candy e, per la precisione, dritta alla faccina carina ma non particolarmente affascinante del suo amico Archie. Se vi state chiedendo il perché andate al paragrafo più sopra in cui dico che forse dovrei farmi curare. In ogni caso non avrei mai potuto scrivere di Sean pensando ad Archie… no, no, no. Quanto a “Tyler”… beh, se Sean fosse stato un vampiro, questo nome gli sarebbe andato a pennello. Ma Sean NON è un vampiro, proprio NO. Continuate a non chiedervi perché a me il nome Tyler suggerisce un vampiro, grazie.
  3. Cambiare nome a James. Alla fine ho adottato questa soluzione, ma si è trattato di una specie di parto podalico, perché più revisionavo 436 e più mi pareva che “James” stonasse. Mi sono consolata dicendomi che almeno ero riuscita a mantenere le iniziali: JMF.

Un giorno d’estate del 2008 John è diventato definitivamente James anche al mio orecchio difficile e si è pure tolto un po’ di caligine di dosso: rimane misantropo, tenebroso e incazzosissimo, ma che io sappia non è dedito alla magia nera, pur aderendo alla corrente di pensiero che rivendica la superiorità della razza degli esseri speciali (i non-lettori di 436 leggano “streghe”) e pretende una segretezza degna di un film di spionaggio.

Per quanto riguarda l’aspetto fisico, a differenza di altri miei personaggi dei quali potrei mostrare le foto se non ci fosse un problema di privacy dei soggetti ai quali ho “rubato” la faccia, James non mi è stato ispirato da nessuno in particolare. Beh, potrei dire che è il risultato di una pozione con i seguenti ingredienti:  il ghigno di Vincent Price, ma James è molto più giovane; i lineamenti di Wolverine, cioè Hugh Jackman nel ruolo di Xmen, ma James è più scuro di capelli e meno nerboruto e soprattutto non ha artigli ricoperti di adamantio;  baffi e pizzetto, colore dei capelli, espressione triste-e-pensosa di Clive Owen, in una foto in bianco e nero che ho trovato sul web, se non fosse che il buon Clive ha gli occhi azzurri, mentre James li ha scuri e profondi (da qualche parte devo averlo anche scritto).

Clive, Hugh e zio Vincent: la ricetta di James 🙂

Un mitico James disegnato da un’altrettanto mitica Azzurra Ponti.

Il suo abbigliamento è eccentrico, ma molto vario: vedo James con il mantello da Mangiamorte, con la camicia anni ’70 alla Tony Manero, con i pantaloni da combattimento in dotazione alla CIA dai quali spuntano improbabili slip viola. Non tutto assieme, però!! Perché lui è così: non gliene frega niente della moda, mangia quello che capita, non si lamenta se deve dormire sul divano e sta continuamente dietro ad affari impossibili dei quali non fa parola con nessuno… e ne ha ben donde.

Mi sono posta anche un problema genetico, con il mio JMF. Insomma, capelli neri, occhi scuri… e discende da un clan scozzese? Mi chiederete voi.

Per prima cosa JMF è un sanguemisto.

Suo padre Niall McFarlane, veggente e protagonista del mio primo racconto, “Zoèlie”, è un vero grosso scozzese con lunghi capelli rossi come fiamme (e questa tiritera dei capelli rossi ve la ritroverete molto spesso, qui da me) e occhi castani. Non che ne abbia visti molti di uomini così in Scozia… a parte un ragazzo bellissimo con una chioma rasta lunghissima, per l’appunto rosso fuoco (ma naturale, non colorata), lo sguardo fiero e penetrante e lo zaino in spalla. Stava seduto al gate all’aeroporto di Gatwick, in attesa dell’aereo per Inverness, il 7 agosto 2009. E anche se non ho la benché minima idea di chi fosse,  lui è il mio Niall.

La madre di James è la bretone Zoèlie. È piccola ed esile, porta un treccione di lucidi capelli neri con sfumature (naturali) blu e ha gli occhioni celesti che Daisy, la sorella di James, ha ereditato. È una pozionista e una grande pasticcera. Fa cadere in deliquio quei rozzi highlander dei parenti di Niall con una torta che profuma di mandorle e zucchero.

Quindi, geneticamente, James ci può stare: ha preso gli occhi da papà Niall e i capelli da mamma Zoélie. E ci può stare anche dal punto di vista letterario, perché il Signor Jorge Luis Borges, nel suo racconto L’attesa, descrive così il protagonista:

Quell’uomo era scozzese, di un illustre clan di guerrieri, e nel sangue portava una tradizione di violenza. Una sola volta lo videro i miei occhi, ma non dimenticherò i capelli nerissimi, gli zigomi sporgenti, l’avido naso e la bocca, le larghe spalle, la forte ossatura di vichingo. David Alexander Glencairn, si chiamerà stasera nella mia storia; ambedue i nomi convengono, perché appartennero a re che governarono con uno scettro di ferro. David Alexander Glencairn (mi dovrò abituare a chiamarlo cosi) era, ritengo, un uomo temuto; la sola notizia della sua venuta bastò per pacificare la città. Ciò non impedi ch’egli decretasse diverse misure energiche […]

E del resto anche David Gandy ha origini scozzesi.

😉

Che James abbia un caratteraccio è fuori di dubbio, sta sempre a incavolarsi con tutti, ma lui è il primo a fare di testa sua e a combinare guai grossi. E, se 436 gli stava stretto, in Thunder + Lightning ha avuto la sua parte, anche se ha dovuto ricredersi su alcuni dei suoi dogmi in materia “esoterica”… Ma James non se l’è presa, lui è cresciuto, ha imparato, si è adattato, anzi si è divertito un sacco. In fondo non è un musone come Sean.

E discende da un antico clan di guerrieri…

In effetti i veri McFarlanes, clan di alcuni distretti a nord di Glasgow (Arrochar, Loch Lomond, Luss) furono banditi dalla Scozia nel XVIII secolo perchè dediti al furto e al brigantaggio, tanto è vero che se ne trovano più negli Stati Uniti e in Australia che nella loro patria di origine [vero]. Quanto al ramo di James, i suoi avi furono esiliati nell’estremo nord della Scozia (Durness) nei primi anni del 1500, accusati di stregoneria e scampati al rogo grazie all’intercessione del nono capoclan, Andrew The Wizard [inventato].

James comunque ha un sacco di geni del clan. E gli servono tutti per condurre il suo “lavoro” avventuroso. Sì, perchè tornando alla sindrome di Ulisse di cui sopra, James è un indomito, scaltro, scellerato viaggiatore e di storie da raccontare ne ha davvero tante.

Una volta o l’altra ci racconterà di quando si recò a Cadice, in piena campagna Napoleonica, per recuperare un prezioso manoscritto di alchimia da un avido antiquario. O di quando in Francia, negli anni ’30, salvò dalla distruzione un orologio d’oro appartenuto a un famoso criminale condannato alla ghigliottina. O di quando al 44 East Lombard Street a Baltimora, scoprì un ritratto (ovale) alquanto singolare di Mr. Edgar Allan Poe, peccato che James prediliga Lovecraft

😉

O ci racconterà qualche altra storia, chissà.

Ma James ancora non sa che per lui ho in progetto davvero altre storie.

Avrà il suo ruolo di comprimario in “Oltre”, il terzo capitolo della saga del giaguaro, forse troverà la donna giusta (santa!!) e avrà modo di incazzarsi molto spesso.

E non è tutto.

Sto escogitando una cosa tutta sua… e di Desirée Anne Janush, una bambina che ha incontrato tanto tempo fa durante uno dei suoi viaggi rocamboleschi. Già raccontato ne La commissione.

Tanto tempo fa? Il tempo? Ma come si muove il tempo per il mitico James?

4 thoughts on “James McFarlane

  1. A parte che abbiamo ormai appurato che David Gandy non è per te, ti rendi conto che gli ho pure fatto “il sorriso (ok, no ce l’ha ma è più bello del dire la bocca) storto” alla Edward. *_*
    Sono preoccupata.
    Appena sarò a casa vedrò di aggiornarlo un pò…almeno su sketch. 😉

  2. Secondo me non ha la bocca storta, Azzurra. Però può essere che non sia l’ultima release, cioè quella che hai stampato sulle cartoline. Forse è precedente.
    Oltre… otherside… ti ricorda qualcuno che mi ha suggerito una canzone?

    • Si si, è storta e mi sa che lo è anche nelle ultime versioni. XD
      Ma magari appena sono a casa mi vien voglia di gettarmi sullo “schizzo” frenetico e salta fuori qualcosa di più carino ;).
      yeah!

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