Remake

Un what if un po’ nostalgico, sussurrato.
Dedicato a chi c’era ma non è mai arrivato e a chi ricorda.

La morte di Adone - Auguste Rodin

La morte di Adone – Auguste Rodin

Non leggere il mio diario quando non ci sono*

In questi giorni la sorellina è più silenziosa del solito cioè, in pratica, non spiaccica una parola. Mi fa stare male non sapere cosa le passa per la testa.
Si comporta in modo strano, anche.
A scuola ha fatto due assenze che si è firmata da sé sul libretto. Le ho chiesto spiegazioni, non ha risposto. Ho provato a insistere. Cazzi miei, ha detto.
Poi, oggi pomeriggio mi ha accompagnato in centro dove avevo un appuntamento con gli amici.
Si è scordata di venirmi a riprendere. L’ho attesa un’ora. Alla fine ho preso la metro e sono arrivato a casa sano e salvo, solo che non avevo con me le chiavi.
Ero rassegnato ad aspettare sul pianerottolo quando il vicino si è affacciato e mi ha chiesto se mi servisse aiuto.
Il vicino è un piccoletto biondo, forse americano visto che ha una pronuncia ridicola. Non so quanti anni abbia, oltre i quaranta credo. L’avrò visto dieci volte in tutto, sempre vestito allo stesso modo: quello che resta di un paio di jeans, All Star e t-shirt spiegazzata. In inverno mette un cardigan orrendo, beige, pieno di pallini. I suoi capelli sono un disastro, dà l’impressione di tagliarseli da solo, quanto a lavarli, forse a Natale e Pasqua, non di più.
È un tipo strano, certo, e mio fratello Teo lo guarda con sospetto. Lo chiama “lo sfattone”. Ma siccome il gattino rosso che teneva in braccio stava facendo le fusa come un trattore, ho pensato che non potesse essere tanto pericoloso e gli ho spiegato che ero chiuso fuori.
Mi ha fatto entrare e mi ha offerto una tisana. Non beve caffè né tè perché soffre di gastrite, ma poteva evitare di dirmelo visto che la tavola era ricoperta di scatole vuote di Maalox.
Anche il pavimento, le sedie e il divano erano tappezzati di tante cose: vestiti, stoviglie di plastica usate, fazzoletti di carta appallottolati, scatolette aperte di cibo per gatti, quaderni e un’intera collezione di bambole rotte.
Mia sorella Mary intanto si è ricordata di me. È corsa a casa, l’ho sentita pestare sugli scalini mentre lisciavo il pelo del gattino e soffiavo sulla tazza bollente.
Il vicino si è alzato sorridendo e solo in quel momento mi sono accorto che ha due grandi occhi azzurri e uno sguardo triste, quasi disperato, anche quando ride.
Ha aperto la porta di casa proprio mentre Mary era sull’uscio.
Stai cercando tuo fratello? Le ha chiesto con quell’accento strano.
È qui?
Cavoli, erano almeno tre giorni che non sentivo la sua voce. Sono rimasto a sorseggiare dalla tazza, con la schiena alla porta. Non mi andava di correrle subito braccia al collo.
Sì. Vieni, ti offro una tisana calmante, sembri nervosa.
Grazie, no. Benny, andiamo?
Non mi sono alzato e nemmeno voltato, volevo finire di bere in pace.
Mi sa che hai qualcosa da farti perdonare, prima. Vieni dentro, dai.
È entrata e si è seduta al tavolo mentre il vicino trafficava con il bollitore. Mi fissava e si tormentava il pollice come al solito quando è nervosa.
Se posso darti un consiglio, di’ a tuo fratello di leggere il tuo diario quando vai a lavorare. Lascia che frughi tra le tue cose e scopra come sei fatta. Le ha detto il vicino versando l’acqua bollente nella sua tazza.

Estratto da Remake, romanzo work in progress di Anna Giraldo.

*Cit. da Diari (Kurt Cobain) – Mondadori

Ascolto consigliato: About a girl – Nirvana – Bleach, 1989.